martedì 18 marzo 2008

Il boicottaggio di Beppe Grillo e il prezzo della benzina

Come già nel 2003, da qualche giorno una nuova ondata di messaggi tipo "Proposta Grillo sul caro benzina" sta invadendo le nostre e-mail. Nel messaggio, si propone di boicottare alcune compagnie di distribuzione della benzina, in modo da abbassare il prezzo del pieno, nel perfetto stile populista grilliano.

Il "cacciatore di bufale" Paolo Attivissimo segnala (fin dal 2003) che in realtà questo messaggio è una bufala, non proviene probabilmente da Grillo, ne analizza alcuni aspetti interessanti (versioni alternative, perché non funziona, cosa fare, da dove viene realmente, ecc.) e conclude suggerendo di interrompere questa catena di Sant'Antonio per evitare di diffondere porcherie.

Tuttavia il messaggio continua a girare, curiosamente soprattutto fra persone che di solito non aderiscono a queste catene, e che vengono però incuriosite dalla possibilità che l'iniziativa funzioni davvero o, se non ne sono convinte, non capiscono esattamente perchè non funzioni. Per questo penso sia utile spiegare perché questo boicottaggio non possa funzionare né a livello economico né a livello politico.

Fortunatamente, girando per la rete, si trovano due articoli dell'economista Paul Cwik che fanno esattamente questo. Il primo risale al 2000, il secondo al 2003, e si scopre che il messaggio che gira da noi non è altro che la traduzione dell'originale americano. Cwik propone anche il testo corretto di una nuova mail da mandare in risposta a quella della catena, che se avrò voglia tradurrò. Sotto riassumo brevemente le ragioni per cui la mail originale è una bufala.

Ragioni economiche
. In un mercato libero, il prezzo di un qualsiasi bene (pane, benzina, ecc.) è determinato dalla legge della domanda e dell'offerta. Maggiore la domanda, maggiore il prezzo; maggiore l'offerta, minore il prezzo. Il punto centrale della proposta "di Grillo" è di boicottare due delle maggiori compagnie di distribuzione smettendo tutti assieme di acquistare da loro:
Se non venderanno più benzina (o ne venderanno molta meno) saranno obbligate a calare i prezzi.
Se queste due compagnie caleranno i prezzi, le altre dovranno per forza adeguarsi
.
Ovviamente, la prima affermazione è corretta, la seconda è sbagliata. Supponiamo che il boicottaggio funzioni e molta gente smetta di fare il pieno dalla compagnia X. La compagnia X vede calare i propri clienti (minore domanda) e sarà in effetti costretta ad abbassare il proprio prezzo, in modo da attirarli di nuovo. Ma la gente che non si serve più da X, farà il pieno dalle compagnie Y e Z, che quindi vedranno aumentare la domanda e dunque aumentaranno i prezzi (sicuramente non lo abbasseranno). L'unico effetto che si ottiene è il seguente: chi aderisce al boicottaggio pagherà di più per la benzina; chi non aderisce potrà pagare di meno servendosi da X. La conclusione della proposta è quindi assurda perché dimentica di applicare la legge della domanda e dell'offerta alle altre compagnie, pretendendo di farlo solo con X.

Ragioni politiche. Come è noto, il prezzo della benzina alla pompa è costituito in stragrande misura da tasse. Almeno il 60% del prezzo della benzina sono tasse: se paghiamo 1,40 euro un litro di benzina, più di 80 centesimi sono di tasse (si vedano i dati del Ministero e dell'Osservatorio Prezzi e Tariffe). Sulla benzina vige una quadrupla tassazione (accisa, Iva sul prezzo, Iva sull'accisa, tassazione dei profitti delle compagnie) che rende la benzina italiana costosissima. Il vero modo di abbassare il prezzo della benzina è quindi tagliare almeno in parte queste tasse: nessun boicottaggio, per quanto riuscito, potrebbe mai avere lo stesso effetto! Naturalmente, il governo ha solo da perdere dal fatto che i cittadini ragionino in questo modo, e quindi preferisce propangandare la propria innocenza e "convocare" le compagnie petrolifere per controllare il prezzo della benzina.

L'Istituto Bruno Leoni ha proposto una bella iniziativa, StopAccise.com, che permette di calcolare il prezzo del pieno e le tasse pagate, di capire da cosa è determinato il prezzo e di scrivere a giornalisti e politici per sollecitare una diminuzione delle tasse sulla benzina (che comprendono ancora, fra l'altro, i contributi per la guerra in Abissinia del 1935, per la crisi di Suez del 1956, per l'intervento in Bosnia del 1996 e chi più ne ha più ne metta!). Un'altra iniziativa simile è Stop alle accise.

Come sempre accade quando qualcosa sembra non funzionare in un mercato, la responsabilità non è né dei demoniaci produttori, capitalisti, monopolisti ecc. (come crede Grillo o chi per lui), né del consumo sfrenato e poco responsabile (come sembra credere Attivissimo), ma dello Stato, l'unico soggetto che può imporre costi inutili a piacere e scaricare la colpa su altri.

1 Commenti:

Alle venerdì, 21 marzo, 2008 , Anonymous Anonimo ha detto...

Complimenti per il blog (anche se gli aggiornamenti sono un po' rari) e soprattutto per il new look!!!

 

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