giovedì 6 settembre 2007

Il liber(al)ismo: destra o sinistra?

Un amico mi scrive una mail provocatoria dal titolo "sta a vedere che paradossalmente sei il primo dei comunisti":

Ti segnalo in prima pagina dell'inserto culturale del Corriere di oggi
un'interessante recensione sul libro a 4 mani dei 2 noti statalisti
(anche stalinisti direi) Giavazzi e Alesina dal titolo "Il liberalismo
è di sinistra".

A parte l'interessante lapsus (il titolo del libro è Il liberismo è di sinistra), che non preoccupa chi, come me, è convinto che il liberalismo genuino sia necessariamente liberista (e che la distinzione crociana non abbia senso), l'argomento è interessante. E' l'annosa questione, su cui avevo già scritto qualcosa, se i liberali siano di destra o di sinistra. La risposta è che sono liberali e basta, e non sono rappresentati, al momento, da alcun schieramento politico; ma andrebbe argomentata lungamente e noiosamente.

Purtroppo ho da fare un'amatriciana (fidandomi di Gaber, che non la cita, spero non sia né di destra né, soprattutto, di sinistra), che mi sembra cosa più immediatamente importante. Mi limito quindi a qualche breve commento non sul libro, che è uscito oggi, ma sulla favorevole recensione di Dario Di Vico sul Corriere.

Difficile non essere d'accordo su molte tesi di Giavazzi, a favore di liberalizzazioni e di privatizzazioni, che spesso non sono altro che tiepide repliche di vecchie ma sempre valide tesi liberali (e quindi liberiste), sostenute da sempre dai veri liberali (si legga almeno Liberalismo di Mises) e combattute da sempre da comunisti e socialisti vari. Molto più difficile giudicare la tesi centrale del libro, cioè che l'attuale Sinistra abbia più probabilità della Destra di portare avanti iniziative liberiste e quindi vantaggiose per il paese.

Non c'è alcun dubbio che tutta la cultura di riferimento dell'intellighentsia de sinistra (da Marx a Keynes) sia profondamente anti-liberale e anti-liberista, e che questo fardello pesi palesemente sulle spalle non solo dei post-comunisti nostrani ma anche dei loro compagni "moderati". Che poi la Sinistra sia davvero capace di liberarsene, non siamo in grado di giudicare. Ne dubitiamo comunque molto, sia per l'influenza della cosiddetta sinistra radicale, i cui ministri marciano in piazza contro il loro stesso governo, sia per l'intreccio micidiale di interessi e posizioni di rendita, dalle pensioni alle Coop, sia, infine, per la profondissima inerzia che quelle idee sbagliate esercitano su giovani e meno giovani.

In buona sostanza, se Prodi farà il liberista, ben venga; che il libretto di Giavazzi, al di là della boutade del titolo, ci convinca a sperarci, o addirittuta a votarlo, beh... no!


P.S.: per un commento meno tenero verso le tesi giavazziane (e per ampi stralci dalla recensione) si veda questo blog.


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6 Commenti:

Alle venerdì, 07 settembre, 2007 , Blogger Lo PseudoSauro ha detto...

Mi sembra che tu non abbia argomentato nulla. Per un liberale-liberista non c'e' male :-)

Allora: i concetti destra-sinistra risalgono all'ancien regime, quando Clero e Nobilta' sedevano alla destra del Re, mentre il Terzo Stato alla sua sinistra.

Quest'assunto e' lo stesso che vale anche oggi in tutto il mondo, pure dove la monarchia non c'e' piu': ne' quella assoluta, ne' quella costituzionale. Al posto del Re c'e' ora lo Stato, al posto del Clero e della Nobilta' c'e', meglio: "ci dovrebbe essere" un'entita' conservatrice, mentre al posto del Terzo Stato, un'entita' progressista e "rivoluzionaria", ovverossia, una forza che preme per il cambiamento della societa'.

Dal confronto tra conservazione e progresso dovrebbe uscire una societa' piu' equilibrata che progredisce senza perdere la sua identita'.

Allora: tu sei un conservatore o un progressista? Bada che per conservazione non s'intende la conservazione del privilegio di casta e della distruzione post-socialista, ma l'assetto di uno Stato equilibrato ed efficiente.

Rispondo io per te: un liberale-liberista e' per sua costituzione un rivoluzionario, quando non un anarchico ideale o ideologico, ergo: con una destra propriamente detta c'incastra come i cavoli a merenda.

L'attuale concezione di destra e sinistra e' transitoria e consegue allo sfascio di tangentopoli, ma non sara' cosi' in eterno. Socialisti e liberali convivono in entrambi gli schieramenti: facci caso, e quelli che erano partiti di destra hanno rinnegate le proprie origini pseudo-fasciste per collocarsi piu' al centro. Risultato: non c'e' piu' una sola forza conservatrice in senso stretto.

 
Alle venerdì, 07 settembre, 2007 , Blogger Guglielmo Calcabrina ha detto...

L'avevo detto che dovevo fare un'amatriciana... ;-)

Come ricordi giustamente, la distinzione destra/sinistra ha la sua origine in una sorta di casuale "geografia parlamentare". Anche per questo, dubito che abbia ancora senso o l'abbia mai avuto.

Un po' meglio con la distinzione conservatori/progressisti, che però è anch'essa usurata, poco chiara e poco sensata. E' ridicolo affermare, come spesso si sente, che i liberali sono di destra/conservatori, i fascisti pure, i sindacati di sinistra/progressisti e così via. Ma il fatto che si possa dire (e che si potrebbe dire il contrario) mostra che queste distinzioni hanno poco senso.

Personalmente mi riconosco ideologicamente nel cosiddetto libertarismo o anarco-capitalismo, alla Rothbard e alla Salin. In particolare, propendo verso il cosiddetto paleolibertarismo alla Hoppe, che può essere cosiderato un libertarismo "di destra" o "conservatore" in senso culturale.

Come ho già detto, dubito che un liberale possa sentirsi oggi rappresentato da una forza politica; ma, fra i due, è forse più vicino per sentire a una destra un po' retrò che a una sinistra sfasciata.

Un esempio per tutti: come liberale , sono favorevole sia alla liberalizzazione delle droghe (come la sinistra), sia alla liberalizzazione delle armi (come la destra dovrebbe essere). Destra e sinistra, sulla base di argomenti pressoché identici, sono favorevoli all'una e contrarie all'altra. Quindi, come liberale, non posso riconoscermi in nessuna delle due. Detto questo, se mi si chiedesse: dovendo scegliere, preferisci liberalizzare prima le armi o prima le droghe? Risponderei immediatamente armi, per il semplice motivo che (da conservatore?) ritengo il diritto alla legittima difesa molto più fondamentale che il diritto di drogarsi, e preferisco veder girare per le strade gente armata che drogati.

Tutto qui.

 
Alle venerdì, 07 settembre, 2007 , Anonymous Anonimo ha detto...

Condivido quello che hai scritto, e ovviamente nulla di quello che ha affermato il tuo commentatore. Il quale - è evidente a chiunque - vive su Urano o inabissato nel secolo breve: in tutto il mondo la destra è liberale e liberista. Solo quella di derivazione fascista non lo è. E i “liberali classici” come te - devo citarti Friedman? - in genere stanno a destra (scomodi, sicuramente, ma a destra). Ovviamente anche il sottoscritto è un liberale e liberista: io non vivo su Urano! ;) L’individuo prima di tutto, l’individuo soprattutto.

 
Alle domenica, 09 settembre, 2007 , Blogger Guglielmo Calcabrina ha detto...

Grazie del commento. Ho meno fiducia di quanta tu ne abbia, forse, su quanto la destra sia realmente liberale; tuttavia, ammesso che certe cose si possano pesare, lo è sicuramente di più della sinistra. Quindi, a conti fatti, un liberale, per quanto molto scomodamente, propende per la destra. (Esempio italiano: fra non ridurre le tasse come Berlusca e aumentarle come Prodi, meglio il primo!).

Se poi pensiamo alla destra individualista, ribelle e un po' apolitica dei Guareschi, dei Longanesi, dei Montanelli anche, e dei borghesi in generale, meglio ancora!

 
Alle lunedì, 10 settembre, 2007 , Blogger Guglielmo Calcabrina ha detto...

Segnalo il duro (per la destra) ma condivisibile commento di Alberto Mingardi alle reazioni al libro in questione:

Sinistra liberista? A me va bene così. Ora vediamo i fatti

 
Alle lunedì, 10 settembre, 2007 , Blogger Guglielmo Calcabrina ha detto...

Altro divertito e divertente commento di Carlo Lottieri sul libro di Giavazzi-Alesina:

Il liberismo è di sinistra? Proprio come la doccia

 

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