giovedì 24 aprile 2008

Chi ci perde col tabacco sloveno?

Vale la pena leggere per intero, anche perché è molto breve, questo comunicato stampa, che riporta il grido di allarme dei tabaccai di Trieste e Gorizia che, dopo l'apertura completa del confine con la Slovenia di pochi mesi fa, hanno visto scappare molti clienti, che vanno a comprarsi sigarette e tabacco in Slovenia.

Vale la pena leggerselo perché è un piccolo caso da manuale per capire i danni che provoca lo stato e la tassazione sul libero commercio e la convivenza civile. Di seguito qualche osservazione e alcuni passi del comunicato commentati.

Come riconosciuto dagli stessi tabaccai, il problema è fiscale:
La diversa imposizione fiscale sui tabacchi in Italia ed in Slovenia alimenta una fuga dei consumatori verso il mercato di questo Paese che ha ormai portato al limite della sopravvivenza la redditività delle tabaccherie di Trieste e Gorizia.
A parte l'esagerazione della "sopravvivenza", le tasse italiane sul tabacco sono in effetti mostruose, superiori anche a quelle sulla benzina, e pari a circa il 75% del prodotto. In altre parole, su un pacchetto di 20 sigarette, 15 se le fuma lo stato. Ai tabaccai spetta il 10% (2 sigarette) e al produttore il 15%. (Si veda l'interessante articolo a cura della British American Tobacco Italia, che spiega anche come pure in questo caso, esattamente come per la benzina, paghiamo le tasse sulle tasse.)

Ora, individuato il problema, ci si aspetterebbe che lamentele e proposte si indirizzassero a quello. Invece, la Federazione Italiana Tabaccai non si lamenta affatto delle tasse troppo alte, anzi. Prima attacca la solita solfa di tutti i protezionisti, lasciando intendere che il tabacco sloveno sia cattivo, e strizza l'occhio ai salutisti:
Non bisogna poi nascondersi –...– che in questo modo transitano attraverso la frontiera con la Slovenia anche prodotti di dubbia provenienza e contraffatti. Ancora di più, in questo caso, il danno non è solo per i tabaccai, ma anche e soprattutto per la salute dei cittadini...
come se il fumatore non fosse in grado di accorgersene, o non gli andasse bene così (dopotutto, se invece di scendere sotto casa prende la macchina e va in Slovenia, evidentemente il tabacco sloveno gli va bene).

Poi, scopre le carte e va al cuore di quel che le interessa. Innanzi tutto,
il danno non è solo per i tabaccai, ma anche e soprattutto ... per lo Stato per il quale la categoria che rappresento è il maggior collettore di imposte.
Non solo, quindi, la FTI non si lamenta con lo stato per le tasse eccessive, le limitazioni alla vendita e per il fatto di essere ridotta sostanzialmente a una succursale dell'Agenzia delle Entrate, ma tenta di ingraziarselo facendo notare che se loro non vendono tabacco italiano, lo stato ci perde le tasse, che vanno a ingrassare gli sloveni.

La soluzione? Inevitabilmente,
un pacchetto di norme che vada incontro alle esigenze della categoria e che riconosca un aggio compensativo alle rivendite della Regione che hanno registrato una contrazione dei propri redditi.
In altre parole, nuove leggi limitative e soprattutto nuove tasse con cui ricompensare i tabaccai in perdita a danno dei fumatori.

Vale forse la pena ragionare su quale dovrebbe essere la vera soluzione. In una situazione economicamente normale e politicamente civile, il commercio di tabacco, come quello di qualsiasi altro bene, dovrebbe essere interamente libero. Anche se gravato da tasse, dovrebbe essere libero nel senso che venditore e acquirente, produttore e consumatore, si possono incontrare dove loro meglio aggrada. L'apertura di una frontiera è quindi sempre da salutare come un'ottima cosa. Se a questo segue una "fuga" dei consumatori italiani verso i produttori sloveni, e questa fuga è chiaramente fiscale, la FTI dovrebbe lamentarsi con lo stato italiano e tentare di abbassare le tasse sul tabacco (e quindi il prezzo del pacchetto), non chiedergli aiuto per difendersi dalla concorrenza slovena.

La soffocante presenza dello stato in campo economico, invece, fa sì che il riflesso condizionato di qualsiasi associazione di produttori, sia immediatamente la corsa alla prebende di stato, che in termini pratici si traducono in tasse più alte (per aumentarne la quota dovuta ai tabaccai-esattori in perdita) e/o in dazi protettivi (cioè nella limitazione per legge o nella messa al bando del prodotto straniero). Il risultato, come al solito, è una perdita netta sia per il consumatore (sotto forma di un aumento di prezzo) sia per la società nel suo complesso (sotto forma di aumento dell'inefficienza economica, della fiscalità e della mentalità clientelare). L'unico a non perderci mai è lo stato, cioè una classe burocratica parassitaria che di tasse, inefficienza e clientele ci vive alle spalle di tutti.

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3 Commenti:

Alle giovedì, 01 maggio, 2008 , Anonymous Anonimo ha detto...

Chiaramente per loro sarebbe indifferente la soluzione liberale o quella protezionista. Ma siccome sono coscienti che il Leviatano NON toglierà mai le tasse sul tabacco, è normale che chiedano la svolta protezionistica.

 
Alle venerdì, 02 maggio, 2008 , Blogger Guglielmo Calcabrina ha detto...

Giusto, ed è un grosso problema. Perché significa, sostanzialmente, che per un produttore/venditore è razionale, data la situazione statalizzata, cercare prebende invece che cercare clienti. Direi anzi che le due soluzioni non siano indifferenti, dopo tutto: è probabile che, se mi aspetto interferenze governative, sia razionale investire sul protezionismo ed evitare le fatiche della concorrenza. Su questo, credo che la teoria della scelta pubblica e la teoria dei giochi applicate in chiave austriaco-libertaria potrebbero dirci parecchio.

Se così fosse, sarebbe interessante, perché da un lato dimostrerebbe la necessità economica dell'anarchia, ma dall'altro toglierebbe quasi ogni speranza di miglioramento nel mondo attuale.

 
Alle lunedì, 05 maggio, 2008 , Anonymous Anonimo ha detto...

Io sono proprio di quest'avviso. Miglioramento nel mondo attuale si può avere solo da una enorme presa di coscienza popolare. Sicuramente NON dalla politica...
Aspetto di vedere quest'ultimo governo come si comporterà, prima di essere certo della mia tesi.

 

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