domenica 20 aprile 2008

Mercenari

Scopro in questi giorni che Salvatore Stefio, uno dei compagni di prigionia di Quattrocchi, è sotto processo sostanzialmente per aver combattuto, da italiano, per uno stato straniero (la coalizione anglo-americana in Iraq). Da quel poco che ho letto, è lecito sospettare che l'accusa sia da un lato un modo per farsi pubblicità da parte del magistrato di Bari e dall'altro un modo per attaccare un personaggio che certo non nasconde le sue simpatie vetero-destrorse (vedi il suo blog), con spunti di "cristianesimo" sbandierato.

Ma, al di là dell'episodio e del personaggio, sono curiose le reazioni e i commenti dei lettori e dei commentatori (a titolo d'esempio, si vedano quelli sul blog di Stefio a questo post). Seguendo la regola ormai aurea di giudicare le persone dai loro avversari, Stefio certo non ci perde, nel confronto. Quello che però mi incuriosisce è soprattutto l'ostilità che quasi tutti i critici mostrano per i mercenari, e l'accezione negativa e offensiva che il termine "mercenario" sembra aver unanimemente assunto.

Da un punto di vista liberale, esistono sostanzialmente due modi leciti di fare la guerra. Il primo è la cosiddetta guerriglia, in cui la popolazione armata (dovrebbe essere sempre tale!) difende le proprie famiglie, le proprie case e il proprio territorio. Il secondo (che non esclude il primo, e viceversa) è assoldare mercernari che combattano per te. Il fatto che i mercenari siano assunti nella popolazione o meno, cioè siano italiani o meno, non importa. Naturalmente esiste un terzo modo, che è quello che hanno in mente i critici dei mercenari. E' il cosiddetto "esercito nazionale", per cui un certo numero di persone della popolazione viene obbligatoriamente arruolato per difendere "la nazione" ("la patria"). Naturalmente, siamo abituati a pensare che questo sia l'unico modo, e il più nobile, di fare la guerra.

Tuttavia, occorre notare almeno due cose. Primo, che storicamente l'esercito nazionale nasce sostanzialmente con Napoleone, cioè con l'affermarsi definitivo degli "Stati-nazione", che cominciano a consolidarsi nel '600 e prima non esistevano. Secondo, che con l'eliminazione della leva obbligatoria, i nostri soldati "di professione" sono di fatto mercenari, con l'unica differenza che vengono assoldati solo fra cittadini italiani. Che questo garantisca vantaggi a livello strategico e militare è cosa abbastanza comunemente creduta ma penso anche discutibile. Non sono proprio sicuro che se, per fare un esempio, viene invasa la Puglia, un mercenario veneto la sappia o la voglia difendere meglio di un mercenario tedesco o svedese. Forse è così, forse no.

A parte tutto questo, e a parte molti discorsi interessanti che si potrebbero fare sulla storia e la teoria della guerra e dell'esercito (argomento di cui vorrei leggere prima o poi qualcosa), ho la netta impressione che l'antipatia istintiva che molti di noi provano per il mercenario sia un caso particolare dell'antipatia che proviamo per il mercato e per chi fa qualcosa "solo per i soldi". In realtà, questo è probabilmente solo un esempio di quella che Mises chiamava "la mentalità anti-capitalistica".

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