martedì 6 maggio 2008

Sì al mercato, anche dei bambini

Non so dove ho letto l'ennesimo ultimo caso di adozione finito male: coppia di professionisti, entrambi medici, lui addirittura pediatra e impegnato con bambini tumorati, danarosi, bella casa, con già due o tre figli propri. Decidono di estendere la famiglia e chiedono un bimbo in adozione, senza condizioni (sesso, nazionalità, razza, salute, ecc.). Prima gli perdono la pratica, poi perdono tempo, alla fine gli rifiutano il bimbo con la motivazione che la loro famiglia è talmente perfetta che non si può correre il rischio che venga sconvolta dal nuovo arrivo.

Uno dei tanti orrendi scandali della burocrazia, perfettamente comprensibile in termini economici e analizzato da tempo (per esempio da Mises), ma tanto più rivoltante quando tocca così da vicino questioni letteralmente vitali. La soluzione? Anche qui, il mercato. Per quanto possa suonare cinico e insensibile alle orecchie ipocrite dei benpensanti, i bambini vanno semplicemente venduti alle famiglie che li vogliono. D'altra parte, una pratica d'adozione costa migliaia di euro (forse decine di migliaia), che finiscono distribuiti fra parassiti delle USL e altri burocrati in tempi lunghissimi. Molto meglio il contatto diretto fra famiglia d'origine e destinazione. Carlo Zucchi, in un bell'articolo che consiglio, spiega come e analizza gli aspetti della "adozione dietro compenso".

Chiedendosi: perché abortire un bimbo sarebbe lecito e venderlo invece no?

3 Commenti:

Alle martedì, 13 maggio, 2008 , Anonymous Anonimo ha detto...

Tremenda affermazione.
Però merita un approfondito ragionamento. Troppo facile bollarla come cinica...

 
Alle martedì, 13 maggio, 2008 , Blogger Guglielmo Calcabrina ha detto...

Esatto, troppo facile. Zucchi, nel pezzo linkato, inizia questo ragionamento. Difficile eludere la sua domanda finale.

Fra l'altro, oltre alla cronaca che ho citato, ne avevo letta un'altra, quasi contemporaneamente, in cui una coppia sterile veniva arrestata per aver pagato una donna che non voleva tenere il figlio appena partorito per affidarglielo. Nota che qui, prima, dell'intervento della "legge", tutti erano più felici di prima: la madre naturale, i genitori adottivi e presumibilmente anche il bambino, che averebbe avuto un futuro migliore. Dopo l'intervento, tutti sono scontenti: la madre naturale è più povera, in grane legali e più preoccupata per la sorte del figlio, la coppia acquirente è inquisita e rimane senza figli, il bimbo finisce in un orfanotrofio o nell'incubo della trafila dell'adozione, dove, alla fine e solo se tutto va bene, tornerà esattamente nella stessa situazione che aveva raggiunto, solo più tardi e con più shock.

Nota anche che, di fatto, si paga già per adottare, e anche parecchio, soprattutto se vuoi accellerare i tempi, avere bimbi piccoli, ecc. Insomma, la differenza è che ora si pagano bustarelle varie a una burocrazia inefficiente, invece di pagare i genitori naturali, che mi sembrerebbe la cosa più logica.

Infine, come è facilmente prevedibile dall'analisi economica classica e come mostra il caso citato, anche in quest'àmbito bloccare il mercato serve solo a far nascere un mercato nero parallelo.

In conclusione, per quanto buona parte del problema sia di tipo morale e giuridico, dal punto di vista economico mi sembra non ci sia alcuna obiezione, anzi, all'adozione dietro compenso.

 
Alle martedì, 20 maggio, 2008 , Anonymous Anonimo ha detto...

Sono molto convinto della giustezza dell'analisi.

 

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