mercoledì 31 ottobre 2007

Divide et impera

Il motto latino m'è tornato in mente a proposito delle perenni discussioni fra cosiddetti "statali" da un lato e dipendenti nel privato o liberi professionisti dall'altro. Discussioni infinite e spesso inconcludenti, che non di rado si risolvono in offese e litigi anche fra amici, figuriamoci fra avversari politici. Gli uni che accusano gli altri di essere parassiti iper-protetti e scansafatiche (spesso vero), gli altri che accusano gli uni di fare del nero e non pagare le tasse (spesso vero anche questo).

Ma, soprattutto, discussioni confuse su un punto essenziale. Ci sono infatti due significati ben distinti del termine "statale". Il primo riguarda un lavoratore (per esempio, un professore, un postino, un maestro, ecc.) che offre un servizio in regime di monopolio, nel senso che l'unico modo che ha per svolgere quel servizio è essere pagato per farlo dallo stato. Il secondo riguarda invece la cosiddetta "casta": cioè i politici e passacarte che occupano la struttura dello stato e ne fanno funzionare la macchina burocratica (un esempio su tutti: il dipendente dell'Agenzia delle Entrare o, in altri paesi, l'esattore delle tasse).

La differenza fra questi due tipi di "statale" è fondamentale: il primo offre un servizio che offrirebbe anche sul libero mercato in regime di concorrenza (in scuole private, corrieri privati, ecc.) se solo lo stato non si fosse impadronito del settore relativo; il secondo non offre alcun servizio reale, cioè si troverebbe disoccupato se lo stato non esistesse. Se non ci fosse lo stato, e quindi non ci fossero le tasse, l'esattore dovrebbe cambiare mestiere.

Ora, in un senso profondo, solo il secondo tipo di statale, cioè i burocrati e i politici, è il vero parassita. Vive infatti esclusivamente di tasse, cioè di denaro che nessuno sarebbe disposto a sborsare in cambio di un servizio inesistente se non vi fosse costretto dallo stato. Il parassita è quindi un "consumatore puro" senza essere mai produttore di ricchezza; è un tax consumer senza essere un tax payer (anche le tasse che formalmente paga, infatti, sono sottratte a un reddito che è composto di sole tasse, in una sorta di circolo vizioso).
Dopo di ché, è vero che il primo tipo di statale gode di un'incredibile mole di veri e proprio privilegi ingiustificabili, che vanno combattuti ed eliminati. Ma è anche purtroppo vero che spesso che i non-statali e i loro sindacati si battono non per eliminare quei privilegi, ma piuttosto per averli garantiti pure loro.

Il tutto si risolve in una gazzarra disordinata e confusa, in cui l'accusa di parassitismo vola continuamente da parte a parte, mentre i veri parassiti, contro cui bisognerebbe tutti coalizzarsi, assistono soddisfatti, distribuiscono prebende coi soldi di tutti, e ingrassano.


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martedì 23 ottobre 2007

Caprotti a Otto e mezzo

In attesa di leggere il libro di Bernardo Caprotti, Falce e carrello (fra l'altro in offerta su IBS), segnalo la puntata di ieri sera di Otto e mezzo, che aveva come ospite questo combattivo ragazzo ottantaduenne:

Otto e mezzo: Falce e Carrello

(il resto della puntata è sempre disponibile sul sito di La7).


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