lunedì 31 marzo 2008

Vincino!

Vincino (nome d'arte di Vincenzo Gallo) è il geniale vignettista di un giornale geniale, Il Foglio.

Ecco una bellissima satira di Veltroni, che però si attaglia bene a tutti i nostri politici, anzi al "politico in sé":



"Fuori linea" sulla moratoria dell'aborto, come molti altri foglianti, rispetto a Ferrara, i due hanno dato vita a un'esilarante querelle vignettistica, qui sotto in sequenza:






Come dice l'Elefantino ratzingeriano, viva il buonumore!

sabato 29 marzo 2008

Povera destra!

Il Giornale di oggi dedica un intero paginone all'Istituto Bruno Leoni, ultima tappa di un'inchiesta sui pensatoi (think tank) italiani a cura di Giancarlo Perna. L'articolo è divertente e sostanzialmente positivo, con qualche punzecchiatura di costume (meritata!). Un'ottima occasione di visibilità per l'IBL.

La cosa interessante quanto scoraggiante sono invece i commenti dei lettori sul sito. Ricordiamo che Il Giornale è di Berlusconi, organo del cosiddetto Partito del Popolo della Libertà, e si suppone, quindi, che i lettori iscritti al sito siano elettori del PdL e presunti liberali. A parte l'ultimo intevento (di Federico Cazzaniga, che sembra conoscere l'IBL meglio degli altri), tutti gli altri commenti sono profondamente negativi e sprezzanti. Non ci sarebbe nulla di male, se non per la mentalità che rivelano: due in particolare sono interessanti.

Uno è quello di paoladigenova, che schernisce il lavoro dell'IBL "finanziato da quei sempliciotti con i danè che li foraggiano". Il commento si riferisce alla parte dell'articolo che spiega come l'IBL sia finanziato da privati, manager e professionisti, che investono in idee in cui credono. Un commento come questo, che sembra dettato dal livore invidioso di chi disprezza gli arricchiti, non sfigurerebbe sull'Unità o Il Manifesto.

L'altro commento si riferisce alla posizione anti-protezionista dell'IBL, che ritiene che il mercato debba essere completamente aperto a livello internazionale, per esempio verso l'Africa in cui salverebbe milioni di vite di poveri. Marco Bianchi si chiede invece: "Hanno anche calcolato quanti morti costano le merci cinesi? A cominciare da quelli nei gulag?". Il corto circuito mentale è potente quanto indicativo: si confondono, accostandoli, Stato e mercato. Mercato produttore delle merci cinesi e responsabile di nessuna morte (semmai di quel po' di ricchezza che dà da mangiare alle plebi cinesi), Stato (comunista) responsabile di molte morti e produttore di nessuna ricchezza. Come ha notato proprio Lottieri (quella nella foto nell'articolo sul sito!), anzi, le morti di stato in Cina sono passate dalle decine di milioni del periodo "pre-mercatista" alle centinaia di migliaia a partire dagli anni '80. Come dire che quando aumentano le famigerate merci cinesi diminuiscono i morti nei laogai, i gulag cinesi.

Commenti del genere danno l'idea del misero stato intellettuale della presunta destra "liberale" (Tremonti docet!) e dei suoi elettori. Se questa è l'alternativa, meglio davvero il non voto!

venerdì 28 marzo 2008

USA: giorno di liberazione fiscale 2008

Anche quest'anno la Tax Foundation ha calcolato il giorno di liberazione fiscale per gli Stati Uniti, che nel 2008 cadrà il 23 aprile, tre giorni prima rispetto al 2007.

Qui l'articolo originale con il collegamento allo studio completo: http://www.taxfoundation.org/taxfreedomday/.

Ricordiamo che in Italia, benché nessuna associazione ufficiale se ne occupi, viene approssimativamente calcolato fra metà giugno e fine luglio.

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martedì 18 marzo 2008

Il boicottaggio di Beppe Grillo e il prezzo della benzina

Come già nel 2003, da qualche giorno una nuova ondata di messaggi tipo "Proposta Grillo sul caro benzina" sta invadendo le nostre e-mail. Nel messaggio, si propone di boicottare alcune compagnie di distribuzione della benzina, in modo da abbassare il prezzo del pieno, nel perfetto stile populista grilliano.

Il "cacciatore di bufale" Paolo Attivissimo segnala (fin dal 2003) che in realtà questo messaggio è una bufala, non proviene probabilmente da Grillo, ne analizza alcuni aspetti interessanti (versioni alternative, perché non funziona, cosa fare, da dove viene realmente, ecc.) e conclude suggerendo di interrompere questa catena di Sant'Antonio per evitare di diffondere porcherie.

Tuttavia il messaggio continua a girare, curiosamente soprattutto fra persone che di solito non aderiscono a queste catene, e che vengono però incuriosite dalla possibilità che l'iniziativa funzioni davvero o, se non ne sono convinte, non capiscono esattamente perchè non funzioni. Per questo penso sia utile spiegare perché questo boicottaggio non possa funzionare né a livello economico né a livello politico.

Fortunatamente, girando per la rete, si trovano due articoli dell'economista Paul Cwik che fanno esattamente questo. Il primo risale al 2000, il secondo al 2003, e si scopre che il messaggio che gira da noi non è altro che la traduzione dell'originale americano. Cwik propone anche il testo corretto di una nuova mail da mandare in risposta a quella della catena, che se avrò voglia tradurrò. Sotto riassumo brevemente le ragioni per cui la mail originale è una bufala.

Ragioni economiche
. In un mercato libero, il prezzo di un qualsiasi bene (pane, benzina, ecc.) è determinato dalla legge della domanda e dell'offerta. Maggiore la domanda, maggiore il prezzo; maggiore l'offerta, minore il prezzo. Il punto centrale della proposta "di Grillo" è di boicottare due delle maggiori compagnie di distribuzione smettendo tutti assieme di acquistare da loro:
Se non venderanno più benzina (o ne venderanno molta meno) saranno obbligate a calare i prezzi.
Se queste due compagnie caleranno i prezzi, le altre dovranno per forza adeguarsi
.
Ovviamente, la prima affermazione è corretta, la seconda è sbagliata. Supponiamo che il boicottaggio funzioni e molta gente smetta di fare il pieno dalla compagnia X. La compagnia X vede calare i propri clienti (minore domanda) e sarà in effetti costretta ad abbassare il proprio prezzo, in modo da attirarli di nuovo. Ma la gente che non si serve più da X, farà il pieno dalle compagnie Y e Z, che quindi vedranno aumentare la domanda e dunque aumentaranno i prezzi (sicuramente non lo abbasseranno). L'unico effetto che si ottiene è il seguente: chi aderisce al boicottaggio pagherà di più per la benzina; chi non aderisce potrà pagare di meno servendosi da X. La conclusione della proposta è quindi assurda perché dimentica di applicare la legge della domanda e dell'offerta alle altre compagnie, pretendendo di farlo solo con X.

Ragioni politiche. Come è noto, il prezzo della benzina alla pompa è costituito in stragrande misura da tasse. Almeno il 60% del prezzo della benzina sono tasse: se paghiamo 1,40 euro un litro di benzina, più di 80 centesimi sono di tasse (si vedano i dati del Ministero e dell'Osservatorio Prezzi e Tariffe). Sulla benzina vige una quadrupla tassazione (accisa, Iva sul prezzo, Iva sull'accisa, tassazione dei profitti delle compagnie) che rende la benzina italiana costosissima. Il vero modo di abbassare il prezzo della benzina è quindi tagliare almeno in parte queste tasse: nessun boicottaggio, per quanto riuscito, potrebbe mai avere lo stesso effetto! Naturalmente, il governo ha solo da perdere dal fatto che i cittadini ragionino in questo modo, e quindi preferisce propangandare la propria innocenza e "convocare" le compagnie petrolifere per controllare il prezzo della benzina.

L'Istituto Bruno Leoni ha proposto una bella iniziativa, StopAccise.com, che permette di calcolare il prezzo del pieno e le tasse pagate, di capire da cosa è determinato il prezzo e di scrivere a giornalisti e politici per sollecitare una diminuzione delle tasse sulla benzina (che comprendono ancora, fra l'altro, i contributi per la guerra in Abissinia del 1935, per la crisi di Suez del 1956, per l'intervento in Bosnia del 1996 e chi più ne ha più ne metta!). Un'altra iniziativa simile è Stop alle accise.

Come sempre accade quando qualcosa sembra non funzionare in un mercato, la responsabilità non è né dei demoniaci produttori, capitalisti, monopolisti ecc. (come crede Grillo o chi per lui), né del consumo sfrenato e poco responsabile (come sembra credere Attivissimo), ma dello Stato, l'unico soggetto che può imporre costi inutili a piacere e scaricare la colpa su altri.

sabato 15 marzo 2008

Verdi fuori, rossi dentro

Un'illuminante citazione di George Reisman da un saggio del 1990 (La tossicità dell'ambientalismo) ora ripubblicato da Rubbettino:

A mio giudizio, il movimento 'verde' degli ecologisti è soltanto il vecchio movimento 'rosso' dei comunisti e dei socialisti, privato della sua patina di scientificità. L'unica differenza che vedo tra i 'verdi' e i 'rossi' è quella, superficiale, dei motivi specifici per cui desiderano violare la libertà individuale e il perseguimento della felicità. I 'rossi' affermavano che l'individuo non può essere lasciato libero perché ne conseguirebbero cose come lo 'sfruttamento' e il 'monopolio'. I verdi sostengono che l'individuo non può essere lasciato libero perché il risultato consisterebbe in cose come la distruzione dello strato d'ozono e il riscaldamento globale. Entrambi sostengono che il controllo statale centralizzato sull'attività economica è essenziale. I 'rossi', in nome del loro asserito desiderio di favorire la prosperità umana. I 'verdi', lo invocano nel nome di una presunta aspirazione a scongiurare i danni ambientali.
A mio modo di vedere, l'ambientalismo e l'ecologia non sono altro che il rantolo della morte intellettuale del socialismo in Occidente, l'agonia finale di un movimento che soltanto alcuni decenni or sono non si è curato di paralizzare le azioni degli individui attraverso l''ingegneria sociale', e che ora cerca di bloccare le azioni degli individui vietando qualsiasi tipo di ingegneria.

Il che spiega, per inciso, perché tutti i movimenti ambientalisti rilevanti sono schierati a sinistra. Ecologisti e ambientalisti sono concordi nel condannare la libertà individuale e la sua più grande espressione, cioè il mercato e la società capitalista.

martedì 11 marzo 2008

I marziani di Amazon

Premessa: il 20 febbraio ordino dall'Inghilterra, via Amazon, un pacco di libri (valore sui 50 euro). Il 21 li spediscono, con arrivo previsto il 29. Oggi (11 marzo) non sono ancora arrivati, verosimilmente persi da Poste Italiane. Giusto per informazione, alle ore 11 scrivo ad Amazon, avvertendoli della cosa e chiedendo se ritardi del genere sono normali e cosa si potrebbe fare.

Alle 13 mi rispondono (traduco al volo):

Caro cliente, grazie per la segnalazione. Oltre ad offrire una vasta scelta di articoli, Amazon.co.uk mira a fornire un servizio conveniente ed efficiente; nel suo caso, non abbiamo rispettato i nostri standard, e la preghiamo di scusarci per questo. [...] Il suo ordine dovrebbe ormai essere arrivato: ne abbiamo fatto un altro verso lo stesso indirizzo, e verrà spedito al più presto senza alcun costo ulteriore. [...] Se il vecchio pacco dovesse arrivare prima della spedizione del nuovo, la preghiamo di cancellare il secondo ordine [...] Se invece arrivasse dopo, la preghiamo di tenere i libri "with our compliments", poiché i costi per rispedirceli sarebbero proibitivi. Nel caso lo ritenesse opportuno, potrebbe donarli a un ente di beneficenza della sua zona.Ci scusiamo per qualsiasi incoveniente potremmo averle arrecato, grazie per aver acquistato presso Amazon.uk.


Forse Amazon sta su Marte, o comunque non sullo stesso pianeta su cui sta l'Italia. Cortesia ed efficienza: it's the market, baby!


P.S.: per fortuna, un altro sito (italiano) di vendita libri mi ha riportato coi piedi per terra con questa e-mail:

Cara amica, caro amico di Gullivertown.com,a seguito di numerose
lamentele relative a pacchi mai consegnati e a ritardi ingiustificati
ti comunichiamo di aver rimosso le Poste italiane dalle modalità di
spedizione. Abbiamo deciso di spedire tutto con corriere espresso Bartolini e per venire incontro alle tue esigenze abbiamo rimodulato il costo di spedizione. Solo 4,50 euro
indipendentemente dai prodotti ordinati.Il corriere e' più efficiente
nella consegna e consente di tracciare il pacco via Web. Con solo 1,00
euro in più rispetto alle Poste italiane avrai un servizio molto più
professionale.


(Per sapere come (non) funziona il monopolio delle poste italiane si veda la breve descrizione di Wikipedia, e le analisi dell'IBL.)