Non so dove ho letto l'ennesimo ultimo caso di adozione finito male: coppia di professionisti, entrambi medici, lui addirittura pediatra e impegnato con bambini tumorati, danarosi, bella casa, con già due o tre figli propri. Decidono di estendere la famiglia e chiedono un bimbo in adozione, senza condizioni (sesso, nazionalità, razza, salute, ecc.). Prima gli perdono la pratica, poi perdono tempo, alla fine gli rifiutano il bimbo con la motivazione che la loro famiglia è talmente perfetta che non si può correre il rischio che venga sconvolta dal nuovo arrivo.
Uno dei tanti orrendi scandali della burocrazia, perfettamente comprensibile in termini economici e analizzato da tempo (per esempio da
Mises), ma tanto più rivoltante quando tocca così da vicino questioni letteralmente vitali. La soluzione? Anche qui, il mercato. Per quanto possa suonare cinico e insensibile alle orecchie ipocrite dei benpensanti, i bambini vanno semplicemente
venduti alle famiglie che li vogliono. D'altra parte, una pratica d'adozione costa migliaia di euro (forse decine di migliaia), che finiscono distribuiti fra parassiti delle USL e altri burocrati in tempi lunghissimi. Molto meglio il contatto diretto fra famiglia d'origine e destinazione. Carlo Zucchi,
in un bell'articolo che consiglio, spiega come e analizza gli aspetti della "adozione dietro compenso".
Chiedendosi: perché abortire un bimbo sarebbe lecito e venderlo invece no?