martedì 30 settembre 2008

Differenze

Ora, è vero che tutto il mondo è paese, che i politici sono tutti fondamentalmente ladri e corrotti, e non solo in Italia, e che la democrazia non funziona, e non solo in Italia. Però non si possono cancellare le differenze, di grado se non di genere.

Negli stessi giorni, abbiamo assistito a due governi impegnati in due piani di salvataggio.

Il governo italiano cerca di salvare Alitalia, quando è charissimo a tutti che Alitalia avrebbe dovuto fallire molti anni fa.

Il governo americano cerca di salvare nientepopodimenoche l'economia americana, cioè mondiale, che, secondo gli economisti austriaci e di buon senso, erano decenni che non poteva funzionare (almeno dal 1971, con lo sganciamento dall'oro).

In entrambi i casi, "salvare" significa regalare soldi dei cittadini contribuenti a politici,  burocrati e soprattutto a tutte le loro clientele di affaristi corrotti (bancari, sindacalisti, ecc.). Ciò non toglie che qualche differenza ci sia, nel senso che mentre la soluzione-Alitalia è facile, si chiama fallimento, la soluzione per l'economia mondiale è difficile, poiché significa o recessione immediata o iperinflazione futura, e neanche Mises, poveretto, saprebbe come scegliere, visto che la frittata è stata fatta.

Conclusione: il piano di salvataggio Alitalia alla fine si farà, nello stesso giorno in cui il parlamento americano si concede il lusso, nonostante tutti gli allarmismi, di bocciare il piano di salvataggio Paulson-Bernanke-Bush. Una grande lezione di politica: sembra che la posta elettronica e tutta la rete del Congresso sia stata intasata dalle mail incazzate dei cittadini-elettori-contribuenti.

Chapeau!

mercoledì 24 settembre 2008

Lettera alla CGIL

Impossibile non riportare la lettera che un imprenditore del Sud, Rosario Pellegrino, ha realmente scritto agli esponenti della CGIL locale:

Egregi signori credo di aver dimostrato in questo ultimo periodo tutta la disponibilità, non ultima anche quella di incentivarvi sulla produttività e sulle presenze al lavoro. Ma ora mi sto rompendo il c... L'azienda è mia e comando io e basta, chi non è d'accordo se ne andasse a f... e verrà anche ringraziato. Se l'organizzazione sindacale, che dovrebbe difendere i posti di lavoro, pensasse di comportarsi con me come con Alitalia, gli rammento che io mi chiamo Pellegrino e non Colaninno. Vi mando non solo a f..., vi caccio fuori a calci nel sedere e vi sputo pure in faccia. Spero di essere stato molto chiaro e conciso e non ho niente da dirvi su queste stronzate. Il periodo del terrore e delle minacce, cari signori, è finito da diverso tempo. Dovete pensare a lavorare e basta.

Uno sfogo che, al di là dello stile, è di certo condiviso non solo da tutti gli imprenditori seri, ma ormai anche da moltissimi dipendenti e cittadini comuni. Che cominciano ad accorgersi come la vera battaglia non sia più (se mai lo è stata) tra "padroni" ed "operai", ma invece fra lavoratori (imprenditori + dipendenti) e parassiti (sindacalisti, burocrati, politici, ecc.).

Del resto, Pellegrino non ha ritrattato una parola della propria lettera. Come volevasi dimostrare, è stato espulso da Confindustria.


Ma come, stragi anche in Finlandia?!

La strage compiuta ieri dallo studente finlandese provocherà in molti (e in tutti i media) l'immediato riflesso pavloviano "armi = pericolo" e "possibilità di detenere armi = maggiore probabilittà di incidenti e crimini".

Come è noto a chiunque abbia riflettuto sulla questione, entrambe le equazioni sono sbagliate, e anche le statistiche lo confermano (si legga il solito ottimo Stagnaro).

Inoltre, da quel che si può rapidamente capire in Rete, la Finlandia, pur possedendo molte armi (32 ogni 100 cittadini, sembra), non è certo un paese dalla "pistola facile". Le regole per richiedere una licenza (a pagamento) assomigliano molto, a occhio e croce, a quelle italiane: per esempio, non contemplano fra i validi motivi di possesso di un'arma l'autodifesa e la difesa domestica. Inoltre, il controllo delle armi sembra sia legato, un po' come in Svizzera, all'esistenza di riservisti in servizio permanente, che detengono le armi come i soldati nelle caserme durante la leva. Occorre ricordare che il dibattito sulla legittimità di portare armi (assente in Italia, ma vivo in America) è incentrato sull'interpretazione del Secondo Emendamento, che alcuni vorrebbero applicabile solo a riservisti o ad appartenenti alla milizia, e non al cittadino comune.

In conclusione, se i pareri in materia di armi fossero minimamente informati e non così pesantemente ideologici, qualcuno ci spiegherebbe perché queste stragi continuano ad accadere in paesi europei (civili, socialisti e welfaristi!) come la Finlandia e non solo nei selvaggi Stati Uniti d'America dei cattivi cow boy.


P.S.: segnalo in edicola l'ultimo numero di Diana Armi (settembre 2008), con una lunga e informata inchiesta sulla diffusione delle armi in Italia, in risposta a un servizio estivo dell'Espresso che, a quanto pare, era il classico pessimo esempio di disinformazione ideologizzata.

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lunedì 8 settembre 2008

La dittatura dei diritti

Segnalo per intero questo bel pezzo di Facci:

Ogni domenica mattina, da ragazzino, mi chiedevo perché le campane della chiesa non prefigurassero un disturbo della quiete pubblica. In realtà ci hanno provato in parecchi a far denuncia, ma hanno sempre perso. Ecco perché mi ha colpito, ieri, un articolo della Stampa dove si spiega che un arciprete ligure dovrà pagare 60mila euro per i danni «biologici» che le campane della sua parrocchia hanno inflitto a una signora: il frastuono era tale, e così frequente, che nessuno passava più a trovarla a casa. Toghe anticlericali? Forse è solo una conseguenza di quell’invisibile dittatura che stanno diventando i diritti individuali e la loro proliferazione: infinite minoranze che in nomedel progresso vengono tutelate da oppressioni un tempo inesistenti. Se il tema del fumo vi pare pretestuoso, pensate che negli Usa stanno vietando l’incenso nelle chiese. Così pure stanno chiudendo torrefazioni e panetterie: qualcuno ha individuato presunte allergie e malattie, le stesse per cui in Canada è vietato ogni tipo di profumo. Il problema è che i diritti si elidono: quelli dell’ambientalista e del cacciatore, dell’automobilista e del pedone, dei giovani e degli anziani, di chi per sicurezza vuole comprare armi e di chi per sicurezza vuole vietarle. Sino alle campane. Saremo tutti sempre più tutelati da tutto, e sempre meno liberi.

Ricordo che Facci è uno dei pochi ad aver scritto un bel pamphlet contro la campagna anti-fumo: Fumo negli occhi.

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